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<<Mamma! Mamma!>> tornò a stridere il piccolo ormai fuori dall'uovo. Era bianco come il latte, e delle piume sottili, rade e corte gli coprivano alla meglio il corpo. Cercò di fare qualche passo, ma crollò accanto alla pancia di Zorba.
<<Mamma! Ho fame!>> stridette beccandogli la pelliccia.
Cosa poteva dargli da mangiare? Diderot non aveva miagolato nulla su questo argomento. Sapeva che i gabbiani si nutrono di pesce, ma dove lo trovava lui adesso un pezzo di pesce? Zorba corse in cucina e tornò indietro facendo rotolare una mela.
Il pulcino si rialzò sulle zampe traballanti e si precipitò sulla frutta. Il piccolo becco giallo
toccò la buccia, si piegò come fosse stato di gomma e, quando poi si raddrizzò di nuovo, catapultò il pulcino all'indietro facendolo cadere.
<<Ho fame!>> stridette arrabbiato. <<Mamma! Ho fame! >>
Zorba tentò di fargli beccare una patata qualche croccantino — con la famiglia in vacanza non c'era molto da scegliere! — , rimpiangendo di aver vuotato la sua ciotola di cibo prima della nascita del piccolo. Fu tutto inutile. Il piccolo becco era molto morbido e si piegava al contatto con la patata. Allora, in preda alla disperazione, ricordò che il pulcino era un uccello e che gli uccelli mangiano gli insetti.
Uscì sul balcone e aspettò pazientemente che una mosca arrivasse a tiro delle sue grinfie. Non tardò a catturarne una e la consegnò all'affamato.
Il piccolo prese la mosca nel becco, strinse, e chiudendo gli occhi la ingoiò.
<<Buona pappa! Ancora, mamma, ancora!>> stridette con entusiasmo.
Zorba saltava da una parte all'altra del balcone. Aveva preso cinque mosche e un ragno,
quando dal tetto della casa di fronte gli arrivarono le voci note dei due gatti rissosi che aveva affrontato ormai vari giorni prima.
<<Guarda, amico. Il ciccione sta facendo ginnastica ritmica. Con quel corpo chiunque è un ballerino>> miagolò uno.
<<Io credo che siano esercizi di aerobica. Ma che bel ciccione. Com'è flessuoso. Guarda che stile. Senti, palla di grasso, hai intenzione di presentarti a un concorso di bellezza?>> miagolò I'altro.
I due poco di buono ridevano, al sicuro dall'altra parte del cortile.
Zorba avrebbe fatto assaggiare loro molto volentieri il filo dei suoi artigli, ma erano lontani, e così tornò dall'affamato con il suo bottino di insetti.
Il pulcino divorò tutte e cinque le mosche, ma si rifiutò di assaggiare il ragno. Soddisfatto, fece un ruttino, e si rannicchiò stretto stretto al ventre di Zorba.
<<Ho sonno, mamma>> stridette.
<<Senti, mi dispiace, ma io non sono la tua mamma>> miagolò Zorba.
<<Certo che sei la mia mamma. E sei una mamma molto buona>> rispose chiudendo gli
occhi.
Quando arrivarono Colonnello, Segretario e Diderot, trovarono il piccolo addormentato
accanto a Zorba.
<<Congratulazioni! È un bellissimo pulcino. Quanto pesava quando è nato?>> chiese Diderot.
<<Che razza di domanda è? Non sono mica sua madre!>> rispose Zorba.
<<È quello che si chiede in questi casi. Non la prendere male. Si tratta davvero di un bellissimo pulcino>> miagolò Colonnello.
<<Terribile! Terribile! >> esclamò Diderot portandosi le zampe anteriori alla bocca.
<<Potresti dirci cosa è così terribile?>> domandò Colonnello.
<<Il piccolo non ha nulla da mangiare. È terribile! Terribile!>> insisté Diderot.
<<Hai ragione. Ho dovuto dargli delle mosche e credo che ben presto vorrà mangiare di
nuovo>> riconobbe Zorba.
<<Segretario, cosa aspetta?>> chiese Colonnello.
<<Mi perdoni, signore, ma non la seguo>> si scusò Segretario.
<<Corra al ristorante e torni con una sardina>> ordinò Colonnello.
<<E perché proprio io, eh? Perché devo essere sempre io il gatto delle commissioni, eh?
Va'a bagnarti la coda nella benzina, va'a cercare una sardina. Perché sempre io, eh?>> protestò Segretario.
<<Perché stasera, caro signore, avremo per cena dei calamari alla romana. Non le sembra una buona ragione?>> spiegò Colonnello.
<<E la coda mi puzza ancora di benzina… ha detto calamari alla romana…?>> chiese Segretario prima di arrampicarsi sul tetto.
<<Mamma, chi sono questi?>> stridette il piccolo indicando i gatti.
<<Mamma! Ti ha chiamato mamma! Ma è terribilmente tenero!>> riuscì a esclamare Diderot prima che lo sguardo di Zorba gli consigliasse di chiudere la bocca.
<<Bene, caro guaglione, hai tenuto fede alla prima promessa e stai mantenendo la seconda, ti resta solo la terza>> dichiarò Colonnello.
<<La più facile: insegnargli a volare>> miagolò Zorba ironico.
<<Ci riusciremo. Sto consultando l'enciclopedia, ma il sapere richiede il suo tempo>> assicurò Diderot.
<<Mamma! Ho fame!>> li interruppe il piccolo.