52148.fb2 Storia di una gabbianella e del gatto che le insegno a volare - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 14

Storia di una gabbianella e del gatto che le insegno a volare - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 14

CAPITOLO SECONDO: Non è facile essere mamma

<<Mamma! Mamma!>> tornò a stridere il piccolo ormai fuori dall'uovo. Era bianco come il latte, e delle piume sottili, rade e corte gli coprivano alla meglio il corpo. Cercò di fare qualche passo, ma crollò accanto alla pancia di Zorba.

<<Mamma! Ho fame!>> stridette beccandogli la pelliccia.

Cosa poteva dargli da mangiare? Diderot non aveva miagolato nulla su questo argomento. Sapeva che i gabbiani si nutrono di pesce, ma dove lo trovava lui adesso un pezzo di pesce? Zorba corse in cucina e tornò indietro facendo rotolare una mela.

Il pulcino si rialzò sulle zampe traballanti e si precipitò sulla frutta. Il piccolo becco giallo

toccò la buccia, si piegò come fosse stato di gomma e, quando poi si raddrizzò di nuovo, catapultò il pulcino all'indietro facendolo cadere.

<<Ho fame!>> stridette arrabbiato. <<Mamma! Ho fame! >>

Zorba tentò di fargli beccare una patata qualche croccantino — con la famiglia in vacanza non c'era molto da scegliere! — , rimpiangendo di aver vuotato la sua ciotola di cibo prima della nascita del piccolo. Fu tutto inutile. Il piccolo becco era molto morbido e si piegava al contatto con la patata. Allora, in preda alla disperazione, ricordò che il pulcino era un uccello e che gli uccelli mangiano gli insetti.

Uscì sul balcone e aspettò pazientemente che una mosca arrivasse a tiro delle sue grinfie. Non tardò a catturarne una e la consegnò all'affamato.

Il piccolo prese la mosca nel becco, strinse, e chiudendo gli occhi la ingoiò.

<<Buona pappa! Ancora, mamma, ancora!>> stridette con entusiasmo.

Zorba saltava da una parte all'altra del balcone. Aveva preso cinque mosche e un ragno,

quando dal tetto della casa di fronte gli arrivarono le voci note dei due gatti rissosi che aveva affrontato ormai vari giorni prima.

<<Guarda, amico. Il ciccione sta facendo ginnastica ritmica. Con quel corpo chiunque è un ballerino>> miagolò uno.

<<Io credo che siano esercizi di aerobica. Ma che bel ciccione. Com'è flessuoso. Guarda che stile. Senti, palla di grasso, hai intenzione di presentarti a un concorso di bellezza?>> miagolò I'altro.

I due poco di buono ridevano, al sicuro dall'altra parte del cortile.

Zorba avrebbe fatto assaggiare loro molto volentieri il filo dei suoi artigli, ma erano lontani, e così tornò dall'affamato con il suo bottino di insetti.

Il pulcino divorò tutte e cinque le mosche, ma si rifiutò di assaggiare il ragno. Soddisfatto, fece un ruttino, e si rannicchiò stretto stretto al ventre di Zorba.

<<Ho sonno, mamma>> stridette.

<<Senti, mi dispiace, ma io non sono la tua mamma>> miagolò Zorba.

<<Certo che sei la mia mamma. E sei una mamma molto buona>> rispose chiudendo gli

occhi.

Quando arrivarono Colonnello, Segretario e Diderot, trovarono il piccolo addormentato

accanto a Zorba.

<<Congratulazioni! È un bellissimo pulcino. Quanto pesava quando è nato?>> chiese Diderot.

<<Che razza di domanda è? Non sono mica sua madre!>> rispose Zorba.

<<È quello che si chiede in questi casi. Non la prendere male. Si tratta davvero di un bellissimo pulcino>> miagolò Colonnello.

<<Terribile! Terribile! >> esclamò Diderot portandosi le zampe anteriori alla bocca.

<<Potresti dirci cosa è così terribile?>> domandò Colonnello.

<<Il piccolo non ha nulla da mangiare. È terribile! Terribile!>> insisté Diderot.

<<Hai ragione. Ho dovuto dargli delle mosche e credo che ben presto vorrà mangiare di

nuovo>> riconobbe Zorba.

<<Segretario, cosa aspetta?>> chiese Colonnello.

<<Mi perdoni, signore, ma non la seguo>> si scusò Segretario.

<<Corra al ristorante e torni con una sardina>> ordinò Colonnello.

<<E perché proprio io, eh? Perché devo essere sempre io il gatto delle commissioni, eh?

Va'a bagnarti la coda nella benzina, va'a cercare una sardina. Perché sempre io, eh?>> protestò Segretario.

<<Perché stasera, caro signore, avremo per cena dei calamari alla romana. Non le sembra una buona ragione?>> spiegò Colonnello.

<<E la coda mi puzza ancora di benzina… ha detto calamari alla romana…?>> chiese Segretario prima di arrampicarsi sul tetto.

<<Mamma, chi sono questi?>> stridette il piccolo indicando i gatti.

<<Mamma! Ti ha chiamato mamma! Ma è terribilmente tenero!>> riuscì a esclamare Diderot prima che lo sguardo di Zorba gli consigliasse di chiudere la bocca.

<<Bene, caro guaglione, hai tenuto fede alla prima promessa e stai mantenendo la seconda, ti resta solo la terza>> dichiarò Colonnello.

<<La più facile: insegnargli a volare>> miagolò Zorba ironico.

<<Ci riusciremo. Sto consultando l'enciclopedia, ma il sapere richiede il suo tempo>> assicurò Diderot.

<<Mamma! Ho fame!>> li interruppe il piccolo.