77780.fb2 Le avventure di Orazio Scattini - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 18

Le avventure di Orazio Scattini - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 18

<<Avanti...>>

Era lo studio del dottor Ernesto Pastiglia; primario del reparto “Malattie Neurologiche”. Il dottore stava mostrando, goduto, alcune lastre ad un allievo chirurgo.

<<Vedi: abbiamo inciso il cervello in questa zona e il cadavere, di riflesso, ha dato un calcio in faccia ad un tuo collega spaccandogli il setto nasale...>>

<<Dottore, disturbo?>>

<<No, dica pure infermiera.>>

<<Ehm... è il N° 31: si rifiuta di mangiare.>>

<<Ancora?! Va beh, adesso vi raggiungo. Vada pure.>>

<<Che succede dottore?>>, chiese l’allievo chirurgo.

<<Il paziente 31, quello grosso come una casa! Ogni tanto dall’alto del suo ve­getare si rifiuta d’ingoiare cibi solidi. Venga con me...>>

<<Stiamo parlando del tipo della sparatoria, dottore?>>

<<Esatto; Ugo Carone! Cinque mesi fa ha vomitato quattro proiettili calibro trentotto nel corpo di un suo rivale in amore un certo... Orazio Scattini e poi... BUM! S’è sparato un colpo alla testa. Solo che il povero proiettile ha incontrato una scatola cranica dura come l’acciaio, ha deviato la traiettoria... e ha sfiorato il cer­vello!>>

<<Una gran fortuna...>>

<<Mm, non direi visto che da quel giorno ha lo sguardo fisso nel vuoto, non emette un suono e ammalapena riesce a masticare...>>

<<Ah sì?>>

<<Pensi che alcune volte le infermiere si dimenticano di rimetterlo a letto e, il mattino dopo, lo ritrovano tranquillo, sulla sedia dove l’avevano lasciato... e siccome è innocuo come un agnellino, la polizia ha pensato bene di mol­larlo a noi, visto che i manicomi criminali sono pieni come uova. Stiamo pensando di asportargli il cervello e metterlo in una sospensione liquida sterile. Un esperimento! Per vedere se l’attività celebrale in un cervello continua anche senza il corpo.>>

<<Poveretto...>>

<<Non si lasci impietosire...>>, esortava il primario entrando in corsia. <<Lei un giorno sarà un chirurgo; e deve vedersi come una specie... di sarto! Aprire e cucire, aprire e cucire... se si lascia muovere a compassione per ogni caso umano che incontra la sua carriera finisce prima ancora che cominciare! Entri pure: siamo arrivati!>>, un’in­fermiera, di spalle, stava ancora tentando di imboccare Ugo. <<Allora tesoro: ma­stica il paziente?>>

Con una violenza dirompente l’infermiera frantumò il piatto pieno di minestra rovente sul viso del pri­ma­rio poi, presa una siringa, gliela piantò in un occhio.

<<Oh Cristo!>>, imprecò terrorizzato il giovane dottore che lo accompagnava.

<<Cristo? Stupido ragazzino, non bestemmiare pochi minuti prima della tua morte; dinanzi al Signore faresti una brutta figura!>>

<<Non mi ammazzare, ti prego...>>, con voce stridula, il giovane, cadde a terra terrorizzato. Ad i suoi occhi, si presentava uno spettacolo raccapricciante: l’infermiera vera stava seduta sulla sedia con un cucchiaio conficcato in bocca e Ugo, indossato il suo camicie, lo fissava con uno sguardo iniettato di morte.

<<Ma guarda come tremi! Basterebbe un mio soffio per farti esplodere il cuore dalla paura! Vi divertivate sciocchi ragazzotti ad esaminarmi in tutte le po­si­zioni... a ridere di me, di com’ero fatto... e questa puttanella insieme con tutte quelle civette di colleghe; a controllarmi tutti i momenti sotto le mutande... per cinque mesi ho simulato di essere un’ameba senza più vita! Perché controlli e polizia non si preoccupassero più di me; e piano-piano non fui più un pericolo. Ed ora sono solo un ricordo, assolutamente innocuo...>>

<<Ti prego... ti prego, io comprendo la tua...>>

<<Ma cosa comprendi tu?>>, urlò violento Ugo sollevandolo dal camice. <<Voi medici e dottori siete solo buoni a ventilare pietà mentre alle vostre spalle si consumano tragedie! La tragedia di perdere tutto! Di morire dentro! Di vedere tutto il tuo mondo faticosamente co­struito disgregarsi come pane secco! Ma adesso sono tornato in vita, e sono pronto di nuovo a dissetarmi dal calice della vendetta>>, Ugo afferrò la gola del ragazzo e cominciò a stringere. <<Scattini: prepa­rati!!! Aprirò una voragine sotto i tuoi piedi, e ti spedirò dritto all’inferno!!!>>V.                 A destinazione

Assisi, stazione di -. Pomeriggio, ore 13 e 35.

<<Questa si chiama sincronia divina!!!>>, urlò Donna Valeria. <<All’ultimo amen, il treno ferma la sua corsa alla nostra meta. Fedeli!!! Tutti giù! A beatificare il suolo benedetto!!!>>

Io e Grazia ci alzammo all’unisono con ancora le dita intrecciate in quello che oramai era diventato un giochino romantico: accarezzarsi rispettivamente i pollici, pizzicarci le un­ghie... e mille altre innocenti languinerie.

<<Il mio animo ora è pulito.>>, disse Grazia. <<E il tuo?>>

<<Mai sentito meglio! E come se i pesi della vita fossero diventati piume.>>

<<Sai; oggi posso dire di aver conosciuto una persona dolce, gentile, e tanto fedele!

<<E io lo ...lo stesso. Ma aspetta: t’aiuto a portar giù le valigie.>>

Non l’avessi mai detto! I loro bagagli: quattro valigione di color grigio notte del peso approssima­ti­vo di 400 chili l’una; otto zaini tubolari (rosa gentile) alti 1 metro e venti; cinquantaquattro contenitori di cap­pelli (capo d’abbigliamento d’obbligo nella sua famiglia); una statua della Madonna con bam­bino in marmo di Carrara alta 2 metri con tanto di basamento in cemento armato e ser­pente ai piedi; otto tele ad olio raffiguranti santi vari con cornice di legno di faggio; quarantatré rosari, tesori di famiglia, di cui uno del diametro di un metro, scolpito in roccia delle Dolomiti!

Terminai il facchinaggio alle 4 e 21 pomeridiane. Rimasi solo, in stazione. Il sudore entrato negli occhi, mi aveva completamente offuscato la vista. Subito dopo, fui avvicinato da una strana figura di cui riuscivo ammalapena a distinguere i contorni:

<<Mi scusi: è lei il signor Scattini?>>

<<Sì ma... ma per favore... mi chiami solo... solo...>>

Non riuscii a finire la frase. Svenni dalla fatica! Riaprii gli occhi la sera tardi.

<<Oooh Cristo che mal di testa...>>

<<Ehm... mi scusi; se proprio deve fare esclamazioni di carattere re­ligioso, gradirei che si riferisse a Giuda, o a qualcun altro...>>

<<Chi è lei? E do... dove sono?>>

<<Io sono il vicario: frate Luigi; e lei si trova nell’Eremo delle Carceri: nella dimora dei francescani!>>

<<Oh cazz... cioè oh ...oh ca... cavolo! Avevo un appuntamento alla basilica que­sto pomeriggio...>>

<<Lei è Orazio Scattini, giusto?>>

<<Ehm... sì.>>

<<Non la vedevamo arrivare. Così, ho mandato frate Egisto a prenderla; non ci aspettavamo ci cadesse letteralmente ai piedi... poi Donna Valeria ci ha spiegato tutto.>>

<<Ah sì? E ade... adesso dove sono?>>

<<Lei e sua figlia vuole dire? Alloggiano qui con noi. Sono persone di gran fede.>>

<<(Perfetto!)>>

Frate Luigi mi scrutava con ciglio cattivo dall’alto della sua autorità. Aveva una cinquantina d’anni con barba e capelli curati che gli arrivavano fino alle spalle. Ma era il suo aspetto che mi incuriosiva. Se non fosse un frate, avrebbe potuto essere uno di quei tanti imprenditori rampanti abbronzati di mezza età.

<<Se le interessa,>>, disse <<anche lei alloggerà con noi. In quanto alla sua, di fede, ho molto da dubitare...>>

<<Non si preoccupi: può fidarsi! E adesso, cosa si fa?>>