77780.fb2
Continuava a guardare l’orologio battendo i piedi in continuazione come se dovesse andare in bagno... era vestito con un impermeabile bianco e dei calzoni color marroncino chiaro (se non fosse per la testa, pareva un cremino gigante!). Calma, calma, il tram sta arrivando...
E quando il mezzo si fermò, e le sue porte si aprirono, sembrarono aprirsi in qualche altra dimensione! E chissà da quale delle sette meraviglie scese lei! Bella, bellissima! Indossava un ristretto completo di color: “Blu, notte romantica” ove qualsiasi luna avrebbe avuto il piacere di sorgere sopra. Dei capelli castani, con colpi di sole biondi... (parevano colpi di frusta sul mio cuore!) E la sua bellezza; indescrivibile a parole... mio Dio: ma da quali pagine di quale romanzo avevi fatto uscire un simile capolavoro? Già meditavo di farmi monaco tibetano quando d’un tratto i miei istinti si bloccarono. Quel manichino alla fermata... aspettava lei! E non appena finii di rendermi conto dello scempio, già l’allontanava nervosamente portandola chissà dove. Non doveva sfuggirmi: era come se al Botticelli fosse scappata la sua Venere... decisi di seguirli!
In lontananza vedevo lui che le parlava sbracciandosi come se stesse affogando. Poi, un attimo di silenzio tra i due e... PAM! Lei gli allunga uno schiaffone micidiale che gli fa sputare almeno quattro denti!
Che donna! Le lasciò l’impronta della mano sulla faccia e si diresse decisa dove non l’avrebbe più rivisto; e io dietro come un gatto verso la pappa! La trovai piangente alla fermata successiva.
Quegli occhi... quelle meraviglie color ghiaccio ove l’intero universo si sarebbe specchiato e avrebbe trovato ancora posto... quella secrezione che le rigava il viso... Avessi avuto un machete avrei fatto a pezzi quel ghiacciolo che l’aveva fatta così soffrire! Decisi che avrei passato i restanti centotrent’anni della mia vita a farla sorridere! Mi avvicinai... le passai una rosa rossa sotto il naso e...
<<Sai: i fiori possono stare solo vicino ai fiori...>>
M’aspettavo il solito: pedala, sgomma, vai a rompere da un’altra parte! Invece... mi guardò, prese il fiore e sorrise. Mi sentivo rinascere!
<<Ehi, un sorriso! E io che pensavo mi regalassi un pugno! Sai, io sono l’essere più fastidioso della terra; persino le formiche che ho sul balcone sono scappate perché a tutte ho chiesto il numero di telefono...>>
Un altro sorriso, più radioso del precedente, e io mi sentivo un eroe, avevo regalato della felicità!
<<Ehm... ora arriva la scena delle presentazioni: io sono Orazio! E tu?>>
Stavolta il sorriso si spense. Guardò la rosa, tristemente, perdendosi sui contorni dei petali rossi. In cosa avevo sbagliato?
<<Scusa l’azzardo... ma di solito quando conosco una ragazza comincio chiedendole la sua misura di reggiseno...>>
Sul suo viso tornò la felicità. Poi mi guardò, mi diede una carezza... e indicò la bocca scuotendo il capo.
Oh cribbio! Il Signore gli aveva regalato una bellezza mistica ma le aveva tolto la voce... era muta!
Superai l’imbarazzo esclamando:
<<Beh, tu non hai la voce, io non ho il cervello! Siamo la coppia ideale.>>
Scoppiò in una risata silenziosa, mi guardò un istante, poi prese dalla borsetta un biglietto tutto contornato da fiorellini multicolori con su scritto: “Mi chiamo Claudia”.
<<Beh, Claudia... sarò avventato però... prima che un tram ti porti via, vorrei essere sicuro di rivederti...>>
Forse avevo esagerato, i suoi occhi mi studiavano come se non m’avesse mai visto prima. Un sorriso... e un altro biglietto dalla borsetta: “Mi chiamo Claudia Sario, abito in Via Pinelli N° 22 - tel: 011/4373285... saluti e baci.”. Avevo fatto centro!
<<Che ne dici: ci vediamo Domenica?>>, dissi carico di euforia <<Non lo so... facciamo un giro in centro... scambiamo due chiacchiere... oh, scusa...>>
Che figura di m... tutto il peso della vergogna mi schiacciava come un moscerino, ma lei non fece una piega. Scrisse invece sul biglietto di passare da casa sua lunedì alle sette di sera e di citofonare tre volte; lei sarebbe scesa. Appena staccai gli occhi dal foglietto e la guardai, partì una musica di mille violini; volevo avvicinarmi per un bacio, ma temevo mi si avvicinasse la sua mano aperta in piena faccia!
Il giorno dell’appuntamento arrivai tutto impettito, reduce da nove docce e completa pulizia delle cavità corporali. Non mi lavavo così da anni: pesavo quattro chili in meno!
Mi trovavo di fronte ad un portone di legno massiccio alto cinque metri (sembrava l’accesso al regno dei cieli!). Suonai il citofono le tre volte:
<<Il signor Orazio?>>
<<Ehm sì-sì, sono io...>>
<<Salga pure!>>
Oh no! Invito a casa! I genitori, i parenti, i vicini curiosi... svenni per trenta secondi! Rinvenni sulle ventiquattro rose rosse che gli avevo portato e, dolorante nel costato, salii sino al 4° piano: “Ubicazione della mia diletta!”.
Mi aprì lei, in tenuta casalinga. La bellezza le fermentava addosso ogni secondo; dovetti trattenermi dal non svenire per trent’anni!
<<Ciao Claudia, non m’aspettavo un invito solenne...>>
Con un ampio gesto fece segno di accomodarmi. Che casa, che magione; solo il salone che costeggiava l’ingresso era grande come il mio condominio!
<<Complimenti! Hai proprio una bella casa... piena di quadri... penso che stanotte verrò a farci una visitina. Scherzo naturalmente...>>
<<Il signor Orazio?>>, domandò la grassa domestica.
<<Presente!>>
<<è pregato di accomodarsi in questa stanza. I signori le vogliono parlare!>>
No! Le presentazioni con i genitori! Probabilmente quello, era uno dei prezzi da pagare per poterla vedere.
Varcai la soglia della stanza. Mi trovavo in una specie di libreria con una sparuta sedia di legno nel centro e una maestosa poltrona davanti. Trascorsero pochi minuti, che sembrarono eterni! Mi sentivo sperduto... ma ecco: si aprì la porta. Entrò un omaccione sulla cinquantina, tutto ben vestito, con occhialetti da dotto sul naso, barba grigia (curatissima) e sguardo assassino; quella montagna era suo padre! Notissimo avvocato penalista! Mi alzai per presentarmi:
<<Salve, io sono...>>
<<Lo so chi è lei!>>, esclamò <<Si accomodi!>>, ci sedemmo entrambi; io con l’imbarazzo che mi devastava. <<Orazio: nome romano... come quello di mia figlia!>>
<<Visto che coincidenza...>>
<<Io odio le coincidenze!>>, ribatté secco <<E veniamo al sodo ragazzino. Avrai già notato il problema di figlia...>>
<<...ma per me, è come se non ci fosse...>>
<<Ma certo!>>, scattò <<Tutti quelli che vengono qua dicono la stessa cosa! Ora le racconto una storia: a otto anni Claudia fu vittima di un incidente d’auto. Noi ne uscimmo illesi. Ma per lei lo shock fu troppo grande, e perse l’uso della voce. Quindi apri bene quelle orecchie: Claudia è la mia unica figlia, e purtroppo è anche incredibilmente bella! Ha un cuore grande come una casa, e si fida di tutti i bastardi come te che gli ronzano attorno come una mosca sul miele! Hai capito bene: bastardo! Approfittatore e rovina famiglie libidinoso! Tu la mia fiducia te la devi conquistare! E solo un tuo retto comportamento con la mia bambina potrà cancellare tutti gli epiteti che ti ho affibbiato! Ma ricorda: l’ultimo che tolgo è sempre libidinoso, quindi tieni stretto nei pantaloni il tuo affaruccio se non lo vuoi ritrovare galleggiante in un vasetto! Lei è tutto quello che ho: falla soffrire... e ti eviro con uno schiaccianoci! Mi sono spiegato?>>
<<S-sì... lei è stato molto...>>
Non mi fece finire la frase. Già era uscito (molto compostamente), sbattendosi la porta alle spalle.
Passai momenti d'autentico terrore, e proprio mentre mi alzavo per uscire da quella tortura entrò una donna alta e secca come un filo d’erba: sua madre!
<<Mia figlia è una ragazza molto educata, ha studiato nelle migliori scuole del mondo, è un autentico gioiello, ha un cuore grandissimo e vuole bene a tutta l’umanità!>>
<<Certo signora, questo lo so...>>
<<Ma cosa cazzo sai tu? Cosa? Entri in questa casa la conosci appena e pretendi di sapere? Io so! Perché io l’ho cresciuta, io l’ho tenuta nel ventre, cosa sai tu?>>
<<Si... signora, io mi fido di lei...>>