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<<...n-no...>>
<<Un bastardo!>>
<<(...arieccoci!)>>
<<E anche un lurido libidinoso! Lei è tutto quello che ho: vedi di tenere quelle lerce mani in tasca, hai capito? Mettigliene anche una sola addosso, torcile un capello... e t’infilo i testicoli nel frullatore! Mi sono spiegata?>>
<<Ehm sì-sì, io credo di...>>
Anche lei se ne andò sbattendo (molto cordialmente), la porta.
Sperando nell’orrore finito mi rialzai sulle gambe tremolanti, ma ecco: come aperta da uno spirito si spalancò nuovamente la porta. Dietro di essa, in un raggelante completo funebre, piena di crocifissi al collo, con le mani poggiate su un bastone d’avorio, c’era sua nonna! Si sedette. Piccola e guardinga non parlò; ma mi fissò per trentaquattro minuti come se fossi un delinquente. Poi esordì:
<<Lo sai che è ancora vergine?>>
<<N-no, n-non lo sa-sapevo...>>, risposi masticato dall’imbarazzo.
<<Perché cosa pensavi?>>, riprese secca <<Che avesse le esperienze di quelle puttanelle che conosci tu?>>
<<Veramente io...>>
<<Veramente cosa? ...sai cosa sei tu?>>
<<Un ba... bastardo?>>
<<Anche! Ma sei pure un gran furbone. Vuoi metterle le mani addosso, vero? Per poi andare a raccontare a quei debosciati dei tuoi amici gli smaneggiamenti con mia nipote? Li conosco quelli come te; avete tutti la stessa faccia! Davanti tutte moine e gentilezze, dietro, invece, col rigolo di bava penzolante ogni volta che vedete un paio di tette! Cosa ti ha detto mio figlio? Che la sua fiducia la devi conquistare? Beh sappi che la mia non la conquisterai mai! Stai attento a come ti muovi! Io vengo sempre a sapere ogni cosa! Lei è tutto quello che ho: toccala con un dito e t’incastro il mio bastone nell’ano! Mi sono spiegata?>>
<<Lei è stata chiarissima!>>, risposi sudando come un rubinetto aperto.
<<Ora vieni in sala; la cena è pronta.>>
<<Grazie, grazie molte...>>
<<(...ma vaffanculo cretino...)>>
Stranamente l’atmosfera a tavola era tutt’altro che tesa. I volti erano sorridenti e cordiali. Ero già più tranquillo. Sinché Claudia non domandò qualcosa a suo padre; ma alla sua maniera: con il linguaggio dei muti! Iniziò una frenetica discussione silenziosa tra tutti i membri della famiglia ed io, in mezzo a quel vorticoso muovere di mani e nell’imbarazzo più totale! Mi sembrava di stare in tavola con degli eschimesi! Non sapevo cosa dire e cosa fare. “Parlarono” per tre quarti d’ora; tra agnolotti tartufati in salsa di noci, filetto di manzo bagnato in vino bianco francese, macedonia di frutta orientale ed affogato al cioccolato.
Dopo il caffè, presa ancora dalla discussione, mi disse qualcosa... ma alla sua maniera! Non ci capii nulla. La guardai come un cane bastonato. E sua nonna, con perfida indifferenza, sentenziò:
<<Dice che va a prepararsi e che torna subito...>>
Si alzò e rimasi solo con la famiglia. Calò sulla tavola un gelo invernale!
Avevo tutti i loro occhi stampati addosso. Furono sedici minuti interminabili; m’alzai dalla tavola già trentenne!
Claudia in compenso uscì dalla camera con un completo color panna da far perdere i sensi ad un prete. Con un gesto secco della mano mi fece capire:
<<(Andiamo?)>>
Io, con un gesto del capo diedi la mia risposta affermativa.
In uno sprazzo di scarno galateo andai a congedarmi dal capofamiglia. La sua stretta di mano mi ricordò che era anche ex campione europeo dei pesi massimi! Non feci i miei rituali sondaggi notturni per due settimane.
L’ascensore, ora, era la mia ancora di salvezza! Claudia, compresa la mia immane sofferenza, mi passò la mano tra capelli per consolarmi e, con una mimica eccezionale, mi fece capire che avrei dovuto imparare il suo linguaggio; io, con gesti grossolani e imbarazzati, gli chiesi d’insegnarmelo. Comunque: che serata! Quel piccolo divario tra noi non fu affatto d’ostacolo; ridemmo e scherzammo tutta la notte e, al momento di congedarci sotto casa sua, mi regalò un casto bacio sulla guancia che mi fece scordare come mi chiamavo per due giorni!
Cominciò così la nostra storia d’amore. Nei mesi successivi conquistai anche la fiducia della mamma e del battagliero papà. Ma della funerea nonna neanche a parlarne... ogni volta che entravo in casa loro costei si sbracciava con strani amuleti e si ritirava per ore in camera a pregare.
Intanto imparai il linguaggio dei muti, ed ogni giorno con lei sembrava una favola! Vivevamo entrambi nel nostro limbo di felicità: ogni istante insieme era come fosse il primo!
Un giorno il padre partì per un lavoro urgente portandosi dietro moglie e madre. Finalmente soli!
<<Come Adamo ed Eva, io e te soli senza nessuno nel raggio di 15 metri! Bella prospettiva per un maiale come me...>>
<<(Soli? Ma ti sei visto in giro?)>>
La casa era costellata da sofisticatissime telecamere a raggi infrarossi!
<<(Le ha installate una per una mia nonna.)>>
<<Quella donna mi farà impazzire! Ci manca solo che mi faccia pedinare!>>
<<(L’ha già fatto per tre mesi... personalmente!)>>
<<Basta! Un giorno di questi le faccio ingoiare tutti i suoi rosari!>>
<<(Non parlare male di lei, le voglio un bene dell’anima...)>>
<<Ma perché continua a trattarmi così?>>
<<(Non si fida di te. Dice che sei un approfittatore, un furbone e un porco!)>>
<<Io non sono né un approfittatore, né un furbone...>>
<<(...ma sei un porco!)>>
<<Esatto sono un porco! Vieni qua maialina mia che facciamo un po’ di schifezze...>>
<<(Piantala stupido! Le telecamere ci guardano...)>>
<<Ma un bacio sarà pur permesso?>>
<<(Dai, che tra un po’ arriva la domestica, e... non t’ho ancora detto la novità!)>>
<<Cos’è, sei incinta?>>
<<(Cretino! Oggi avrò la mia prima lezione di pianoforte!)>>