77780.fb2 Le avventure di Orazio Scattini - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 33

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<<Salve dottoressa...>>

<<Ecco un altro giovane mangia liquirizia! Siediti...>>

Una volta accomodato sulla poltrona cominciò ad esaminarmi la corona dentale.

<<Che schifezza... che marciume... che olezzo! Un alito schifoso, denti marci! Allora giovanotto, quanto zucchero filato ti mangi al giorno?>>, domandò rabbiosa.

<<Ma no, che dice? Sono solo venuto per una pulizia...>>

<<Pulizia?! Per togliere tutto questo tartaro ci vorrebbe un martello pneumatico!>>, diceva nervosa mentre m’agitava un dente con una tenaglietta. <<Cosa facevi quando i tuoi denti chiedevano pietà dopo una notte in gelateria, eh? Ti stravaccavi sul letto a sognare caramelle giganti e bignè, vero? Ecco dove sono finiti tutti i tuoi cannoli alla crema e babà: si sono tramutati in nera carie che ora sta erodendo i tuoi molari!!!>>

<<Dottoressa... mi fa male...>>

<<Silenzio! Adolescente! Ci godi vero, a ruminare gomma americana mentre le tue gengive sanguinano per tutti gli zuccheri che ci mettono dentro, EH?>>

<<Senta: lei faccia solo una leggera pulizia, poi io la pago e non ci vediamo più, va bene?>>

<<Impossibile! Io non faccio lavori a metà: Igor! Legalo al letto!>>

Piombò dallo stanzino adiacente quello che lei chiamava Igor. Una specie di muscolosissimo ragazzino vestito da boy-scout con denti di tutti i tipi, lunghi anche 40 centimetri, che gli spuntavano dalla bocca sparando in tutte direzioni, formandogli un terrificante, gigantesco, orrido sorriso!

<<Igor è mio figlio!>>, esclamò fiera mentre quest’ultimo mi passava, muggendo in continuazione, le strin­ghe su tutto il corpo. <<Lui è il perfetto ragazzino diligente; si lava i denti trentotto volte al giorno e non mangia mai dolci! è il risultato di un mio personalissimo esperi­mento: denti umani, di cinghiale e di coccodrillo... non è un amore?>>

<<Dottoressa, la prego... mi liberi! Le prometto che non toccherò mai più una caramella...>>

<<NO! Adesso è tardi, lurido mangia ciambelle! Ora t’aggiusto io! Userò sui tuoi denti un mio personalissimo esperimento: un trapano con percussione multipla a laser! Monta un generatore che ho acquistato personalmente dall’esercito militare russo! Sai, forse non l’ho tarato bene... e magari ti buco da parte a parte! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah!>>

Ed insieme con la dottoressa cominciò a sghignazzare, saltellando goffamente attorno alla sedia, anche quell’assurda aberrazione del figlioletto.

<<AIUTO!!! AIUTO!!! AIUTOOOOO!!!>>

<<Signor Scattini? Signor Scattini?>>

<<Eh? Chi è? Aiuto!>>

Mi svegliai di soprassalto, ancora nella sala d’aspetto.

<<Signor Scattini, guardi che tocca a lei...>>

<<Ah si? Ehm... no grazie, penso che tornerò a casa...>>

<<Ma come? Ha aspettato così tanto tempo...>>

<<Appunto dico: m’è venuto sonno e ora vado a dormire! Semplice no?>>

<<Come vuole...>>

Che incubo. Ed era un periodo che sognavo in continuazione; accompagnato da un torpore pe­renne che mi portavo dietro per tutta la giornata. Facevo incubi di tutti i tipi e, tra i più ricor­renti, c’era quello ove una tribù di amazzoni con un seno solo si divertiva ad asportarmi un testi­colo...

Quel mattino volli andare dal dentista per avere un giorno di ferie tutto qui... voi di­rete: ma come Orazio... non eri diventato il nuovo direttore dell’azienda dopo la dipartita di tuo zio? Esatto! Solo che saltò fuori all’ultimo momento un altro suo parente del 9° grado della scala cugini: uno slovacco di diciotto anni, che ora passa il tempo a schiacciarsi i brufoli e a fare tutto quello che gli dicono gli ex collaboratori di quel mio “caro zietto” che, non appena avrà messo piede fuori dal manicomio, tornerà a rompere, forse con più magniloquenza! Eccola la vita, sempre uguale... e come diceva un mio saggio parente: “A chi tanto e a chi niente!”.

Il giorno dopo, alle quattro del pomeriggio, in azienda, stavo preparandomi per andare a casa...

<<SCATTINI!>>

<<Chi è?>>

<<Sono il vice sostituto consigliere di 3° Livello di tuo zio ed esigo rispetto!>>

<<Beh, non mi sembra di avergliene mancato...>>

<<Tu dici? Hai visto il mio ufficio?>>

<<No, e non ci tengo a vederlo... ora mi scusi: devo andare!>>

<<Aspetta!>>, disse bloccandomi. <<Il mio ufficio è sudicio e lercio come... la tua camicia, Scattini...>>

<<Io non sono più l’addetto alla pulizia degli uffici dirigenti. L’addetto ora è Bongiovanni!>>

<<Bongiovanni è morto! è stato sorpreso mentre si guardava in sala ricreazione un filmetto di Stallone fuori dall’orario...>>

<<E lo avete ammazzato?>>

<<Macché, chi l’ha toccato? Gli ho solo dato una nota di demerito a sfiducia perenne! E ciò ha influito sulla sua pensione futura riducendola dell’ottanta per cento a vita! Non ha resistito: ha ingoiato 2 litri di detergente per i vetri;>> di­ceva ghignando <<l’hanno trovato disteso in terra con gli occhi talmente gonfi che sembravano palle da tennis...>>

<<Sembra che lei ci provi gusto a raccontare queste cose.>>

<<Aspetta quando andrò a raccontare che ti sei tolto la vita iniettandoti per endovena 30 ml. di detersivo per i piatti, perché ti ho ridotto lo stipendio del 98 per cento per via del tuo rifiuto a pulirmi l’ufficio!>>

<<Solo il 98? Lei è veramente un missionario.>>

<<Non prendermi per il culo, Scattini!>>, mi intimò sollevandomi dalla camicia. <<Io non ti ho mai potuto vedere e sai perché?>>

<<N-no.>>

<<Perché solo un fesso idiota e deficiente come te rimane operaio di 2° livello pur avendo uno zio a capo di una simile multinazionale! Non t’immagini io quanti sederi ho dovuto leccare per arrivare dove sono ora...

<< Immagino molti giudicando l’alito...>>

<<E se avessi avuto la tua fortuna? A quest’ora cosa sarei? Multimiliardario! Pieno di donne! E invece? Mi devo accontentare di una Mercedes, un alloggietto di nove stanze... e di un misero due camere con angolo cottura sulla Costa Azzurra... come mi fai schifo...>>, lasciò la presa e caddi a terra. <<Scattini!>>, concluse superficiale. <<Se domani il mio ufficio, la mia seconda auto parcheggiata fuori e tutti gli uffici del parco dirigenti non saranno lustri come un anello papale ti sbatto in mezzo ad una strada, hai capito?>>

<<Hm...>>

<<Bene, lo riterrò un sì! Ed ora: mettiti al lavoro pezzente!>>

Ed uscì dagli spogliatoi, goduto, aggiustandosi la cravatta. E proprio mentre andavo a prendere gli attrezzi, mancò la corrente.

<<Ah, Scattini!>>, sentii urlare da fuori. <<Dovrai fare tutto prima che diventi buio, non possiamo mica sprecare corrente perché un fannullone non adempie per tempo ai suoi doveri... AH! AH! AH! AH! AH!>>