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<<Siamo finiti! Quella ci farà scomparire tutti...>>
<<Un attimo Orazio... il libro sosteneva che solo con una fede incrollabile si può aprire il pendente. Tu pensi che lei ci sia riuscita?>>
<<Non credo! Altrimenti lo avrebbe fatto da molto tempo... ma se la sua amichetta m’è apparsa in sogno vuol dire che un modo l’avrà trovato...>>
E proprio mentre pensavo di trasferirmi in un’altra costellazione fui raggiunto da un presentimento.
<<Grazia... sua figlia! Adesso è una monaca, ma l’ultima volta che l’ho lasciata chiacchierava con la Madonna...>>
<<Allora è lei che ora Valeria sta cercando.>>
<<Lucio, dobbiamo seguirla! Usa uno dei satelliti.>>
<<Sì! Dove lo puntiamo?>>
<<Ad Assisi!>>XIV. La mia bambina
<<Vorrei parlare con mia figlia... si chiama clarissa Grazia Valeria>>
<<Non è possibile!>>, disse scontrosa un’anziana monaca con un dente solo che, nero, le spuntava dal labbro inferiore. <<Le monache incontrano i parenti una volta ogni 5 anni! E non si fanno trattamenti di favore.>>
<<La prego, io devo vederla!>>
<<Non si può! Ora se ne vada!>>
<<Aspetti: mi faccia parlare con la superiora, ella capirà!>>
<<La superiora è muta da 54 anni!>>
<<Allora le porti questa busta...>>
<<Sarà fatto. E ora torni tra qualche lustro...>>, sbottò.
<<Lei gliela deve portare ora! Adesso! La prego!!!>>
<<Pensi a pregare nostro Signore Gesù Cristo... specie di donnaccia!>> osservò la monaca cercando di chiuderla fuori.
<<Senti brutto tappo di una suora schifosa,>> in un impeto di rabbia, con una spallata alla porta, Valeria fece volare sedere in terra l’anziana monaca. <<io ho passato quasi sessant’anni della mia vita a pregarlo praticamente giorno e notte,>> le intimava puntandole il dito. <<anche quando dormivo. Ho pronunciato più “Padre Nostro...” io, che tu in tutta la tua insignificante vita, ora: o mi porti mia figlia, o troverò il modo di sbatterti a fare la missionaria tra le tribù cannibali del Congo... mi sono spiegata?>>
<<...aspetti qua...>>, disse alzandosi.
Valeria attendeva trepidante in quell’ordinata saletta. Sul muro di questa vi erano tanti quadri a soggetto religioso e una scritta scolpita nel marmo a lettere dorate: “Cristo osserva e giudica... sempre!”.
<<Donna Valeria?>>
<<Sono io...>>
<<Sono la Madre Superiora...>>
<<Ma non era muta?>>
<<Dinanzi ad un assegno da ottocento milioni parlerebbe chiunque. Dunque: lei vuole vedere sua figlia... perché?>>
<<Perché sono la sua mamma...>>
<<Lo sa che sua figlia è un po’ particolare...>>
<<Ma cosa dice?>>
<<Parla con le ombre...>>
<<Con cosa?>>
<<Sua figlia discute con santi... defunti... lei capisce, non è che lo diamo per vero ma... dobbiamo proteggerla.>>
<<Mi bastano pochi minuti.>>
<<Clarissa Carola!>>, disse la Madre ad una monachella.
<<Sì eccellentissima Superiora.>>
<<Porta qui clarissa Grazia. Lei Donna Valeria, ha dato i natali ad una santa... se ne rende conto?>>
<<Io... non so... devo ancora vedere.>>
<<Vi lascio soli. Ah! Dimenticavo: firmi l’assegno...>>
<<Certo... ecco fatto!>>
Grazia entrò trepidante con un sorriso radioso. E trattenendo le lacrime esclamò:
<<Madre!>>
<<Piccina mia... oh... abbracciami!>>
<<Oh madre! Che bello rivedervi.>>
<<Stringimi forte Grazia, forte! Tu sei la mia unica speranza!>>
<<Madre, perché siete qui?>>
<<Volevo vederti, parlarti.>>
<<Qui mi trovo molto bene madre. è un posto meraviglioso, dove la preghiera è sempre una musica.>>
<<Oh, sono felice per te. Dunque è proprio vero... sei una santa!>>