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<<Mi chiamo Battista Giovanni>>, proseguii con voce tenue <<ho avuto il suo nome da un mio caro amico, Mario Maddalena che grazie a lei ha ritrovato se stesso sulle montagne del Burundi. Sa, devo ritirarmi in preghiera a vita... ha per caso da consigliarmi un loco adatto alla mia fede?>>
<<Dipende da quanto vuole spendere...>>
<<Ahhh io non bado a spese...>>
<<Vuol restare solo?>>
<<Sì, solo! Io e la mia anima in pena!>>
<<Allora guardi: abbiamo da proporle un pacchetto viaggio favoloso! Pensi: sul cucuzzolo di una montagna a vita, con tanto di capretta e casetta in legno. Tutto da solo per sempre! Non è meraviglioso?>>, disse sfarfallando le mani in aria.
<<Oh, divino! La possibilità di esistere in solitudine con me solo... non vedo l’ora! Così potrò combattere contro la mia natura deviata!>>
<<Che cosa? Non capisco...>>
<<Mi scusi, non volevo farla partecipe delle mie angosce...>>
<<No, anzi, parli la supplico!>>, disse accarezzandomi la mano.
<<Vede... è da tempo ormai che sogno di congiungermi carnalmente con un uomo. La sola idea mi fa sentire come una pentola piena d’acqua bollente pronta per ricevere tutti gli spaghetti! L’idea di carezzare un petto villoso, intrecciare tutti quei peli ricci con le dita e poi abbandonarmi tutto tra le sue braccia sudate e forti io... io... no, no, come faccio schifo, no! Finirò all’inferno!!!>>
<<Parli, si confidi; è la cosa migliore...>>, mi consigliò abbracciandomi.
<<Io... io sono un deviato!>>
<<Anche lei? Anch’io!>>
<<Davvero?>>
<<Sì, e da molto ormai. Non so più che cosa fare... la sola idea di giacere con un uomo mi fa letteralmente impazzire.>>
<<Anche lei dunque vive in quest’angoscia... siamo dei pervertiti!>>
<<è vero... ma mi parli di lei: dunque, vuole fuggire da tutto per sedare i suoi lerci e innaturali istinti?>>
<<è vero voglio sedere ehm... sedare tutto me stesso... ma la solitudine... io... fugga con me!>>
<<Io?!>>
<<Sì lei, io l’amo!>>
<<Ma cosa dice? Non mi conosce neppure.>>
<<L’amore è muto e cieco; io l’amo dal primo momento!>>
<<Io... io sono sconvolto...>>, esclamò Ernesto.
<<La prego, stasera, stasera stessa!>>
<<Io stasera... stasera non posso, ho un impegno...>>
<<E allora tu... tu non mi ami! Mi hai illuso! Porco! Sei come tutti gli altri!>>, urlai tirandogli il timbro dell’agenzia in fronte.
<<Ma cosa dici? No... io... io anch’io ti amo ma...>>
<<E allora stasera all’una all’aeroporto! Prenderemo l’aereo dell’una e uno per il Nepal... via da tutto e da tutti!>>
<<Sì! M’hai convinto!>>, esclamò <<E ora baciami!>>
<<Ehm... no... io... aspetta, che foga... no! Io... non sono ancora pronto ecco. Coraggio; avremo tutto il tempo poi.>>
<<Allora corro a prepararmi amore. Via da tutto!>>
<<Via da tutto, ciccino!>>
E con passo da ballerina classica volò via a fare le valigie. Ed ora, libero dalla “zia”, potevo incontrare da solo Donna Valeria.XVII. Spiriti!
Arrivai alla stazione con 4 ore d’anticipo. La facciata di questa, si presentava buia... con una nebbia a strati che la tagliava in più punti e con una luna gialla e misteriosa che gli spuntava sul lato sinistro. Era oramai mezzanotte inoltrata. Da più di tre ore controllavo ogni treno che proveniva dall’Umbria. Ero nervoso e preoccupato. Ogni minuto formulavo le congetture più svariate su come Valeria avesse potuto procurarsi il Graal. E poi, io ero adatto per tutto questo? Protettore io di un simbolo così sacro e inviolabile? L’ultimo treno tra dieci minuti sarebbe arrivato con tutto il suo carico di mistero.
Nell’atrio binari erano rimasti solo dei barboni e qualche poliziotto. Faceva sempre più freddo. Camminavo agitato a destra e a sinistra mentre l’aria condensata del mio respiro usciva fumosa dalle mie labbra.
DIN-DON-DAN:
<<ANNUNCIO RITARDO: IL TRENO INTERCITY 9418: “TORQUEMADA”, PROVENIENTE DA PESCARA PER TORINO PORTA NUOVA VIAGGIA CON CIRCA 30 MINUTI DI RITARDO.>>
La voce elettronica della stazione m’aveva condannato ad un’altra mezzora di freddo gelido.
Mi poggiai dentro una cabina telefonica e attesi disfatto l’arrivo di Donna Valeria. La stanchezza cominciava a farsi sentire implacabile. Stavo crollando dal sonno quando: il telefono della cabina squillò barbaro.
<<Chi è?>>, risposi.
<<Non c’è motivo di restare Orazio>>, disse una voce che sembrava provenire dall’oltretomba. <<Oramai la fine del mondo è giunta!>>
<<Ma chi è?>>, insistetti.
<<Il diavolo!>>
<<Ah, sei tu? Senti: puoi scaldare un po’ questo posto? Qui fa un freddo cane...>>
<<Ti piace fare il pagliaccio vero Orazio? Non ti preoccupare tra un po’ ci saranno solo fuochi perenni in tutto il creato. E tu arderai in eterno, te lo posso garantire!>>
<<Neanche un po’ di Vin Brûlé? Ne avete lì, no?>>
<<Lurido buffone!>>, e attaccò.
<<Che scortese...>>